Antigono, libretto, Lucca, Benedini, 1746

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Interno d’antico maschio corrispondente a differenti carceri contigue al palazzo reale.
 
 ANTIGONO, ISMENE, indi CLEARCO con due guardie
 
 ANTIGONO
 Non lo speri Alessandro; il patto indegno
750abborrisco, ricuso. Io Berenice
 cedere al mio nemico!
 ISMENE
                                           E qual ci resta
 altra speme signor?
 ANTIGONO
                                       Va'. Sia tua cura
 che ad assalir le mura
 Agenore s'affretti.
755Più del mio rischio, il cenno mio rispetti.
 ISMENE
 Padre ah che dici mai! Sarebbe il segno
 del tuo morir quel dell'assalto, io farmi
 parricida non voglio.
 ANTIGONO
                                         Or senti. Un fido
 veleno ho meco; e di mia sorte io sono
760arbitro ognor. Sospenderò per poco
 l'ora fatal; ma se congiura il vostro
 tardo ubbidir col mio destin tiranno,
 io so come i miei pari escon d'affanno.
 ISMENE
 Gielar mi fai. Deh...
 CLEARCO
                                       Che ottenesti Ismene?
765Risolvesti, signor?
 ANTIGONO
                                    Sì, ad Alessandro
 già puoi del voler mio
 nuncio tornar.
 CLEARCO
                             Ma che a lui dir degg'io?
 ANTIGONO
 
    Di' che ricuso il trono,
 di' che pietà non voglio,
770che in carcere, che in soglio
 l'istesso ognor sarò.
 
    Che della sorte ormai
 uso agl'insulti io sono,
 che a vincerla imparai,
775quando mi lusingò. (Parte. Entra Antigono nella prigione che subito vien chiusa da’ custodi)
 
 CLEARCO
 Custodi a voi consegno
 quel prigionier. Se del voler sovrano
 questa gemma real non vi assicura,
 disserrar non osate
780di quel carcer le porte;
 chi trasgredisce il cenno è reo di morte. (I custodi osservata la gemma si ritirano)
 ISMENE
 Clearco ah non partir. Senti e pietoso
 di sì fiere vicende...
 CLEARCO
 Perdona, udir non posso. Il re m'attende. (Parte)
 
 SCENA II
 
 ISMENE, poi DEMETRIO in abito di soldato d’Epiro
 
 ISMENE
785Or che farò! Se affretto
 Agenore all'assalto, è d'Alessandro
 vittima il padre; e se ubbidir ricuso
 lo sarà di sé stesso. Onde consiglio
 in tal dubbio sperar?
 DEMETRIO
                                         Lode agli dei; (Senza veder Ismene)
790ho la metà dell'opra.
 ISMENE
                                        Ah dove ardisci
 german...
 DEMETRIO
                     T'accheta Ismene. In queste spoglie
 un de' custodi io son creduto.
 ISMENE
                                                        E vuoi...
 DEMETRIO
 Cambiar veste col padre,
 far ch'ei si salvi e rimaner per lui.
 ISMENE
795Fermati. Oh generosa
 ma inutile pietà!
 DEMETRIO
                                  Perché? Di questo
 orrido loco al limitare accanto
 ha il suo nascosto ingresso
 la sotteranea via che al mar conduce.
800Esca Antigono quindi e in un momento
 nel suo campo sarà.
 ISMENE
                                       Racchiuso, o dio,
 Antigono è colà. Né quelle porte
 senza la regia impronta
 v'è speranza d'aprir.
 DEMETRIO
                                        Che! Giunto invano
805fin qui sarei?
 ISMENE
                            Né il più crudele è questo
 de' miei terrori. Antigono ricusa
 furibondo ogni patto. Odia la vita;
 ed ha seco un velen.
 DEMETRIO
                                       Come! A momenti
 dunque potrebbe... Ah s'impedisca. Or tempo
810è d'assistermi, o numi. (In atto di snudar la spada e partire)
 ISMENE
                                              Oimè! Che speri?
 DEMETRIO
 Costringere i custodi
 quelle porte ad aprir. (Come sopra)
 ISMENE
                                           T'arresta. Affretti
 così del padre il fato.
 DEMETRIO
                                         È ver. Ma intanto
 se il padre mai... Misero padre! Addio.
815Soccorerlo convien. (Risoluto)
 ISMENE
                                       Ma qual consiglio?
 DEMETRIO
 Tutto oserò, son disperato e figlio. (Parte)
 ISMENE
 Funesto ad Alessandro
 quell'impeto esser può. Che per l'ingrato
 già palpiti, o cor mio?
820Ah per quanti a tremar nata son io!
 
    Che pretendi Amor tiranno;
 ai più barbari martiri
 tutti or deggio i miei sospiri,
 non ne resta un sol per te.
 
825   Non parlar d'un incostante;
 or son figlia e non amante;
 e non merita il mio affanno
 chi pietà non ha di me. (Parte)
 
 SCENA III
 
 Nobile appartamento nel palazzo reale riccamente addobbato. Con sedili da lato.
 
 ALESSANDRO e CLEARCO
 
 ALESSANDRO
 Dunque l'offerta pace
830Antigono ricusa! Ah mai non speri
 più libertà.
 CLEARCO
                        Senza quest'aureo cerchio
 ch'io rendo a te non s'apriran le porte
 del carcer suo. (Porgendogli l’anello reale)
 ALESSANDRO
                              Da queste mura il campo
 o Agenore allontani o in faccia a lui
835Antigono s'uccida.
 CLEARCO
                                    Io la minaccia
 cauto in uso porrò. (Ma d'eseguirla
 mi guardi il ciel); tu perderesti il pegno
 della tua sicurezza. Assai più giova
 che i fervidi consigli
840una lenta prudenza a i gran perigli.
 
    Guerrier che i colpi affretta,
 trascura il suo riparo
 e spesso al nudo acciaro
 offre scoperto il sen.
 
845   Guerrier che l'arte intende,
 dell'ira che l'accende,
 raro i consigli accetta
 o gli sospende almen. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e poi DEMETRIO nel primo suo abito
 
 ALESSANDRO
 Vedermi una vittoria (Va a sedere)
850sveller di man! Da un prigionnier degg'io
 sentirmi minacciar! Né posso all'ira
 sciogliere il fren! Questa è un'angustia...
 DEMETRIO
                                                                           Ah dove... (Affannato e torbido)
 Il re... dov'è?
 ALESSANDRO
                           Che vuoi?
 DEMETRIO
                                                Voglio... Son io...
 Rendimi il padre mio.
 ALESSANDRO
                                            (Numi! Che volto!
855Che sguardi! Che parlar!) Demetrio? E ardisci...
 DEMETRIO
 Tutto ardisce, Alessandro,
 chi trema per un padre... Ah la dimora
 saria fatal; sollecito mi porgi
 l'impressa tua gemma real.
 ALESSANDRO
                                                    Ma questa
860è preghiera o minaccia?
 DEMETRIO
                                               È ciò che al padre
 esser util potrà.
 ALESSANDRO
                                Parti. Io perdono
 a un cieco affetto il temerario eccesso.
 DEMETRIO
 Non partirò se pria...
 ALESSANDRO
                                         Prence, rammenta
 con chi parli, ove sei.
 DEMETRIO
                                         Pensa Alessandro
865ch'io perdo un genitor.
 ALESSANDRO
                                            Quel folle ardire
 più mi stimola all'ire.
 DEMETRIO
                                          Umil mi vuoi? (S’inginocchia)
 Eccomi a' piedi tuoi. Rendimi il padre
 e il mio nume tu sei. Suppliche o voti
 più non offro che a te. Già il primo omaggio
870ecco nel pianto mio. Pietà per questa
 invitta mano, a cui del mondo intero
 auguro il fren. Degli avi tuoi reali
 per le ceneri auguste,
 signor, pietà. Placa quel cor severo,
875rendi...
 ALESSANDRO
                 Lo speri invano.
 DEMETRIO
                                                 Invan lo spero! (In atto feroce)
 ALESSANDRO
 Sì. Antigono vogl'io
 vittima a' miei furori.
 DEMETRIO
 Ah non l'avrai. Rendimi il padre o mori. (S’alza furioso; prende con la sinistra il destro braccio d’Alessandro, in guisa ch’ei non possa scuotersi, e con la destra lo disarma)
 ALESSANDRO
 Olà.
 DEMETRIO
            Taci o t'uccido. (Presentandogli sugli occhi la spada che gli ha tolta)
 ALESSANDRO
                                         E ti scordasti...
 DEMETRIO
880Tutto; fuorch'io son figlio. Il regio cerchio
 porgi, dov'è? Che tardi?
 ALESSANDRO
                                               E speri audace
 ch'io pronto ad appagarti...
 DEMETRIO
 Dunque mori. (In atto di ferire)
 ALESSANDRO
                              Ah che fai? Prendilo e parti. (Gli dà l’anello)
 DEMETRIO
 Eumene? Eumene? (Correndo verso la porta)
 ALESSANDRO
                                        Ove son io? (Attonito)
 DEMETRIO
                                                                T'affretta. (Ad un macedone che comparisce dall’appartamento)
885Corri, vola, compisci il gran disegno;
 Antigono disciogli; eccoti il segno. (Dà l’anello al macedone che subito parte)
 ALESSANDRO
 (È folgore ogni sguardo
 che balena in quel ciglio).
 DEMETRIO
                                                 (A sciorre il padre (Inquieto a parte)
 di propria man mi sprona il cor; m'affrena
890il timor che Alessandro
 turbi l'opra, se parto. In due vorrei
 dividermi in un punto).
 ALESSANDRO
                                               Ancor ti resta (Alzandosi da sedere)
 altro forse a tentar? Perché non togli
 quell'orribil sembiante agli occhi miei?
 DEMETRIO
895(Andrò? No; perderei (Senza udirlo come sopra)
 il frutto dell'impresa).
 ALESSANDRO
                                           Ah non mi degna
 né pur d'ascolto. Altrove
 il passo io volgerò. (Vuol partire)
 DEMETRIO
                                     Ferma. (Opponendosi)
 ALESSANDRO
                                                     Son io
 dunque tuo prigionier?
 DEMETRIO
                                              Da queste soglie
900vivi non uscirem, finché sospesa
 d'Antigono è la sorte.
 ALESSANDRO
 (Ah s'incontri una morte, (Con impeto)
 questo è troppo soffrir). Libero il passo
 lasciami traditore o ch'io... Ma... il cielo
905soccorso alfin m'invia.
 DEMETRIO
                                           Stelle! È Clearco. (Agitato)
 Che fo? Se a lui m'oppongo
 non ritengo Alessandro. Ah fosse almeno
 il padre in libertà. (S’accosta ad Alessandro)
 
 SCENA V
 
 CLEARCO e detti, ISMENE infine
 
 CLEARCO
                                     Mio re, chi mai
 dalla tua man la real gemma ottenne?
 ALESSANDRO
910Ecco, e vedi in qual guisa. (Additando Demetrio)
 CLEARCO
                                                   Oh ciel! Che tenti?
 Qual nudo acciar... (In atto di snudar la spada)
 DEMETRIO
                                      Non appressarti. O in seno (Prende di nuovo Alessandro e minaccia di ferirlo)
 d'Alessandro l'immergo.
 CLEARCO
                                               Ah ferma. (E come
 porgergli aita!) O lascia il ferro; o il padre
 volo fra i ceppi a ritener. (In atto di partire)
 DEMETRIO
                                                 Se parti,
915vibro il colpo fatale. (Accenna di ferire)
 CLEARCO
                                        Ah no. (Qual nuova
 specie mai di furor?) Prence, e non vedi?
 ALESSANDRO
 Non più Clearco; il reo punisci. Io dono
 già la difesa alla vendetta. Assali,
 ferisci, uccidi; ogn'altro sforzo è vano.
 ISMENE
920Corri amato germano, (Lieta e frettolosa)
 siegui i miei passi. Il tuo coraggio ha vinto;
 il padre è in libertà. Fra le sue braccia
 volo a rendere intero il mio conforto. (Parte)
 DEMETRIO
 Grazie, o dei protettori; eccomi in porto. (Lascia Alessandro e respira)
 CLEARCO
925Che ci resta a sperar?
 ALESSANDRO
                                          (Qual nero occaso
 barbara sorte ai giorni miei destini!)
 DEMETRIO
 Del dover, se i confini (Ad Alessandro)
 troppo, o signor, l'impeto mio trascorse,
 perdono imploro. Inevitabil moto
930furon del sangue i miei trasporti. Io stesso
 più me non conoscea; moriva un padre,
 non restava a salvarlo
 altra via da tentar. Sì gran cagione
 se non è scusa al violento affetto,
935ferisci; ecco il tuo ferro; ecco il mio petto. (Rende la spada ad Alessandro)
 ALESSANDRO
 Sì; cadi empio... Che fo? Punisco un figlio
 perché al padre è fedel? Trafiggo un seno
 che inerme si presenta a' colpi miei?
 Ah troppo vil sarei. M'offese è vero;
940mi potrei vendicar; ma una vendetta
 così poco contesa,
 mi farebbe arrossir più che l'offesa.
 
    Benché giusto, a vendicarmi
 il mio sdegno invan m'alletta
945troppo cara è la vendetta,
 quando costa una viltà.
 
    Già di te con più bell'armi
 il mio cor vendetta ottiene;
 nello sdegno che ritiene,
950nella vita che ti diè. (Parte con Clearco)
 
 SCENA VI
 
 DEMETRIO, poi BERENICE
 
 DEMETRIO
 Demetrio assai facesti.
 Compisci or l'opra. Il genitore è salvo
 ma suo rival tu sei. Depor conviene
 o la vita o l'amor. La scelta è dura
955ma pur... Vien Berenice. Intendo; oh dei!
 Già decide quel volto i dubbi miei.
 BERENICE
 Oh illustre, o amabil figlio! Oh prence invitto!
 Gloria del suol natio!
 Cura de' numi, amor del mondo e mio!
 DEMETRIO
960Ove son! Principessa
 qual trasporto, quai nomi!
 BERENICE
                                                   E chi potrebbe,
 chi non amarti, o caro? È salvo il regno,
 libero il padre, ogni nemico oppresso,
 sol tua mercé. S'io non t'amassi...
 DEMETRIO
                                                               Ah taci;
965il dover nostro...
 BERENICE
                                 Ad un amor che nasce
 da tanto merto, è debil freno...
 DEMETRIO
                                                          Oh dio;
 amarmi a te non lice.
 BERENICE
                                          Il ciel, la terra,
 gli uomini, i sassi, ognun t'adora. Io sola,
 virtù sì manifesta,
970perché amar non dovrò? Che legge è questa?
 DEMETRIO
 La man promessa...
 BERENICE
                                       È maggior fallo il darla
 senza il cor che negarla. Io stessa in faccia
 al mondo intero affermerò che sei
 tu la mia fiamma; e che non è capace
975d'altra fiamma il mio core.
 DEMETRIO
 Oh assalto! Oh padre! Oh Berenice! Oh amore!
 BERENICE
 Dirò che tua son io
 fin da quel giorno...
 DEMETRIO
                                       Addio mia vita, addio.
 BERENICE
 Dove... (Oimè). Dove corri!
 DEMETRIO
980A morire innocente. Anche un momento,
 se m'arresti, è già tardi...
 BERENICE
                                                Oh dio! Che dici?
 Io manco... Ah no...
 DEMETRIO
                                      Deh non opporti. Appena
 tanta virtù mi resta
 quanto basta a morir. Lasciami questa.
 
985   Parto, non ho costanza
 al tuo dolor ben mio,
 lascia ch'io parta, addio,
 fedele al genitor.
 
    Ombra innocente allora
990a te farò ritorno,
 potrò girarti intorno
 ombra innocente allor. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 BERENICE sola
 
 BERENICE
 Berenice che fai! More il tuo bene,
 stupida, e tu non corri... Oh dio vacilla
995l'incerto passo; un gelido mi scuote
 insolito tremor tutte le vene (S’appoggia)
 e a gran pena il suo peso il piè sostiene.
 Dove son! Qual confusa
 folla d'idee tutte funeste adombra
1000la mia ragion! Veggo Demetrio; il veggo
 che in atto di ferir... Fermati; vivi;
 d'Antigono io sarò. Del core ad onta
 volo a giurargli fé. Dirò che l'amo,
 dirò... Misera me! S'oscura il giorno!
1005Balena il ciel! L'hanno irritato i miei
 meditati spergiuri. Oimè lasciate
 ch'io soccorra il mio ben, barbari dei.
 Voi m'impedite e intanto
 forse un colpo improviso...
1010Ah sarete contenti; eccolo ucciso.
 Aspetta anima bella; ombre compagne
 a Lete andrem. Se non potei salvarti,
 potrò fedel... Ma tu mi guardi! E parti!
 
    Non partir bell'idol mio!
1015Per quell'onda all'altra sponda
 voglio anch'io - passar con te.
 
    Voglio anch'io...
 
                                   Me infelice!
 Che fingo! Che ragiono!
 Dove rapita io sono (Trasporti)
1020dal torrente crudel de' miei martiri! (Piange)
 Misera Berenice, ah tu deliri.
 
    Perché, se tanti siete
 che delirar mi fate,
 perché, non m'uccidete
1025affanni del mio cor.
 
    Crescete, oh dio, crescete,
 finché mi porga aita,
 con togliermi di vita
 l'eccesso del dolor. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Famosa reggia di Tessalonica con trono in prospetto, dove assiso vedesi Antigono liberato col popolo e i principali signori della sua corte che lo circondano, mentre gli vien condotto davanti prigioniero Alessandro.
 
 ANTIGONO con numeroso seguito; poi ALESSANDRO disarmato fra i soldati macedoni; indi BERENICE
 
 ANTIGONO
1030Ma Demetrio dov'è? Perché s'invola
 agli amplessi paterni? Olà, correte,
 il caro mio liberator si cerchi,
 si guidi a me. (Partono alcuni macedoni)
 ALESSANDRO
                             Fra tue catene alfine
 Antigono mi vedi.
 ANTIGONO
                                    E ne son lieto
1035per poterle disciorre. Ad Alessandro
 rendasi il ferro. (Gli vien resa la spada)
 ALESSANDRO
                                 E in quante guise e quanti
 trionfate di me. Per tante offese,
 tu libertà mi rendi; a mille acciari
 espone il sen l'abbandonata Ismene,
1040per salvare un infido.
 ANTIGONO
 Quando?
 ALESSANDRO
                    Son pochi istanti. Io non vivrei
 s'ella non era. Ah se non sdegna un core
 che tanto l'oltraggiò...
 BERENICE
                                          Salva, se puoi...
 signor... salva il tuo figlio.
 ANTIGONO
                                                 Oimè! Che avvenne?
 BERENICE
1045Perché viver non sa che a te rivale,
 corre a morir. M'ama. L'adoro. Ormai
 tradimento è il tacerlo.
 ANTIGONO
                                            Ah si procuri
 la tragedia impedir. Volate...
 
 SCENA IX
 
 ISMENE e detti
 
 ISMENE
                                                       È tarda
 padre già la pietà. Già più non vive
1050il misero german.
 ANTIGONO
                                    Che dici?
 BERENICE
                                                        Io moro.
 ISMENE
 Pallido su l'ingresso or l'incontrai
 del giardino reale. «Addio» mi disse
 «per sempre Ismene. Un cor dovuto al padre
 scelerato io rapii; ma questo acciaro
1055mi punirà». Così dicendo il ferro
 snudò, fuggì. Dove il giardin s'imbosca,
 corse a compir l'attroce impresa; ed io
 l'ultimo, oh dio, funesto grido intesi;
 né accorrer vi potei,
1060tanto oppresse il terrore i sensi miei.
 ALESSANDRO
 Chi pianger non dovria?
 ANTIGONO
 Dunque per colpa mia cadde trafitto
 un figlio a cui degg'io,
 quest'aure che respiro! Un figlio, in cui
1065la fé prevalse al mio rigor tiranno?
 Un figlio... Ah che diranno
 i posteri di te? Come potrai
 l'idea del fallo tuo, gli altri e te stesso,
 Antigono, soffrir? Mori; quel figlio
1070col proprio sangue il tuo dover t'addita. (Vuol uccidersi)
 
 SCENA ULTIMA
 
 CLEARCO, poi DEMETRIO con seguito e detti
 
 CLEARCO
 Antigono, che fai? Demetrio è in vita.
 ANTIGONO
 Come?
 CLEARCO
                 Cercando asilo
 contro il furor de' tuoi, dov'è più nero
 e folto il bosco io m'era ascoso. Il prence
1075v'entrò; ma in quell'orror di me più nuovo,
 visto, non vide. Onde serbarlo in vita
 la mia poté non preveduta aita.
 ANTIGONO
 Ma crederti poss'io?
 CLEARCO
                                        Credi al tuo ciglio.
 Ei vien.
 BERENICE
                  Manco di gioia.
 DEMETRIO
                                                Ah padre! (Da lontano)
 ANTIGONO
                                                                     Ah figlio! (Incontrandolo)
 DEMETRIO
1080Io Berenice adoro; (S’inginocchia)
 signor, son reo. Posso morir, non posso
 lasciar d'amarla. Ah se non è delitto
 che il volontario errore,
 la mia colpa è la vita e non l'amore.
 ANTIGONO
1085Amala, è tua. Picciolo premio a tante
 prove di fé.
 DEMETRIO
                        Saria supplizio un dono
 che costasse al tuo core...
 ANTIGONO
                                               Ah sorgi; ah taci
 mia gloria, mio sostegno,
 vera felicità de' giorni miei.
1090Una tigre sarei, se non cedesse
 nell'ingrato mio petto
 all'amor d'un tal figlio ogn'altro affetto.
 DEMETRIO
 
    Padre, sposa, ah dunque insieme
 adorar potravvi il core
1095e innocente il cor sarà!
 
 ANTIGONO
 
    Figlio amato.
 
 BERENICE
 
                              Amata speme.
 
 ANTIGONO, BERENICE A DUE
 
 Chi negar potrebbe amore
 a sì bella fedeltà.
 
 ISMENE, ALESSANDRO, CLEARCO A TRE
 
    Se mostrandovi crudeli,
1100fausti numi, altrui beate;
 
 BERENICE, DEMETRIO, ANTIGONO A TRE
 
 se tai gioie, o fausti cieli,
 minacciando altrui donate;
 
 TUTTI A SEI
 
 oh minaccie fortunate
 oh pietosa crudeltà!
 
 BERENICE
 
1105   Per contento, io mi rammento
 de' passati affanni miei.
 
 DEMETRIO
 
 Io la vostra intendo, o dei,
 nella mia felicità.
 
 BERENICE, DEMETRIO A DUE
 
    Io la vostra intendo, o dei,
1110nella mia felicità.
 
 Fine